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Sicilia nelle vene

Sicilia nelle vene

Ho passato il mio compleanno in Sicilia alla ricerca delle radici paterne: è stato uno dei momenti più intensi degli ultimi tempi, denso di ricordi, di persone, di arte e mare, così denso che faccio davvero fatica a sintetizzare in poche righe le sensazioni vissute.

Un viaggio voluto dal mio papà ed organizzato da me e da mio fratello, esteso ad Orto-Io! (Sant’Ugo): una bella combriccola.

Siamo partiti da Orio alla volta di Palermo; strano volare dopo due anni di limitazioni causa virus…e con il papà emozionato per il suo primo volo!

Prima cosa da fare in terra sicula: riempire lo stomaco con una superba brioche con gelato al pistacchio e panna montata, al Bar Galatea a Mondello.

Da Palermo abbiamo imboccato la strada verso sud, attraversando la Valle del Belice, facendo tappa al Cretto di Burri, un’opera di land art realizzata da Alberto Burri tra il 1984 e il 1989 nel luogo in cui sorgeva la città vecchia di Gibellina, completamente distrutta nel 1968 dal terremoto del Belice.

In sostanza, Burri ha ricreato una città dove i blocchi di cemento alti circa 2 m rappresentano gli edifici andati distrutti ed i percorsi le vie cittadine.

Un’opera controversa all’origine, certamente inquietante ed alienante quando si è sul posto, ma di grande impatto paesaggistico ed emotivo; il labirinto di cemento è decisamente un’affascinante memoria artistica del dramma del terremoto.

Abbandonata la desolata valle del Belice, abbiamo raggiunto il mare a sud e stabilito il nostro campo base a Montallegro, in uno stupendo appartamento con vista mare di proprietà di Enza e Pino (e la figlia cattiva…che cattiva non è!) che ci hanno accolto con calore e grande attenzione (Villa Cecilia).

Le nostre visite hanno spaziato da Selinunte, alla riserva naturale del fiume Platani, da Eraclea Minoa ad altre due tappe speciali: Farm Cultural Park a Favara e Caltanissetta.

Arrivare a Favara per strade dissestate e piene di rifiuti è di per sé inquietante ma la visita al Farm Cultural Park è stato un momento magico per ciò che abbiamo visto e per le persone incontrate; sembra che la mia t-shirt (leggi qui) abbia fatto da catalizzatore.

Abbiamo incontrato Andrea Bartoli, il co-fondatore del progetto artistico, che ha fatto da cicerone ad un gruppo di francesi ed inglesi, tra cui il famoso cuoco Alain Ducasse e l’architetto Charles Landry.

Andrea ci ha invitato a seguirli nella visita e non ci siamo più staccati; ammaliati dall’amore per l’arte, il bello e per la sua città, ci ha raccontato storia, aneddoti, prospettive, sogni del Parco Culturale con occhi sorridenti e carichi di gioia.

Abbiamo pranzato con loro all’interno di uno dei cortili colorati, parlando di quanto Francia ed Italia amino la qualità ed il bello, di quanto arte e gastronomia vadano a braccetto.

Sono rimasta profondamente colpita dalla giornata a Favara, come se avessi realizzato, con grande chiarezza, che la terra si può trasformare magicamente in arte e spirito, attraverso la materia, e io faccio parte di questo grande opera di trasformazione!

La visita a Caltanissetta è stata una dei punti fermi della vacanza, perché papà voleva tornare a visitare i luoghi dove ha vissuto da bambino, dopo 51 anni di assenza dalla Sicilia. Ovviamente la città è profondamente cambiata, ai suoi occhi, ma è valsa la pena visitarla, seppure brevemente.

Lasciato il campo base a sud, ci siamo diretti verso il centro della Sicilia a Piazza Armerina, per visitare la stupenda Villa del Casale, grandiosa villa mosaicata riaperta al pubblico da poco.

Abbiamo alloggiato in un b&b in mezzo agli orti, alle porte della cittadina, e passeggiato per le vie in attesa della cena (mai vista così tanta cacca di piccioni per le strade!).

Dal centro della Sicilia, ci siamo diretti infine verso nord, lungo l’autostrada Catania-Palermo, percorrendo la strada tra  innumerevoli cantieri stradali e paesaggi lunari, privi di il benché minimo arbusto ed albero, brulli, senza manco una casetta per le pecore.

Tappa a Cefalù, giusto il tempo per una granita e due passi per le vie di questa splendida perla (turistica) sul mare e poi ultima notte a Castel di Tusa, nell’Atelier Hotel Fiumara D’Arte.

La visita ad alcune delle numerose opere del progetto Fiumara D’arte, disseminate nell’entroterra, ed alloggiare nell’hotel-atelier sono state la degna chiusura di una vacanza dove i nostri sensi hanno danzato felicemente tra paesaggi ed opere d’arte, tra calore umano e ricordi, tra sogni e legami familiari, sempre nutriti da un’ottima cucina.

 

Ogni viaggio in Sicilia è stato per me fonte di ricarica e di rinascita; questo non è stato da meno.

Citando una frase letta nell’hotel-atelier a Castel di Tusa, ho percepito con chiarezza che la nostra vita scorre come una pietra lungo un fiume che non ha paura di diventare mare.

Lasciamola fluire libera!

 

Momenti:

Favara – Farm Cultural Park

Castel di Tusa – Fiumara d’Arte

A tavola:

Ho mangiato e bevuto (bene) qui:

Bovo Marina (AG), Il Canaima – chiosco sul mare, buon rapporto qualità-prezzo, con i piedi sulla sabbia

Montallegro (AG), Capitolo Primo – nulla da eccepire sulla qualità dei piatti, qualche spunto di attenzione in più l’avrei dedicato alla musica (canzoni in loop per l’intera serata) e alla presentazione dei vini, visto la classe del locale ed il conto pagato

Siculiana Marina (AG), La scogliera – decisamente soddisfatti, per qualità e quantità delle portate

Caltanissetta (CL), Ristorante Centro Storico – piccolo locale, grande qualità e calda attenzione da parte della signora che ci ha servito in sala

Piazza Armerina (CL), Trattoria del goloso – buona trattoria, ben frequentata da locali