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disidratati

disidratati

Caldo, cicale, vigne assetate ed uva appassita.

Ho sfidato il termometro e fatto un salto in Valpolicella, patria dell’Amarone DOCG, vino prodotto da uve fatte appassire in fruttai e poi vinificate.

Se andiamo avanti con queste temperature l’uva appassirà direttamente in pianta!

Si soffre per il caldo e per la penuria di riserve idriche, in questa terra padana assetata d’acqua ed arrostita da una calura che ingiallisce l’erba e stressa le colture.

Sto vivendo quest’estate con una sottile inquietudine che mi accompagna e si amplifica durante le ore più calde della giornata.

Sono preoccupata per la mancanza di riserve idriche e mi sento quasi in colpa ogni volta che apro un rubinetto.

Non c’è via d’uscita; credo che mi metterò a fare la danza della pioggia sperando che non grandini.

 

La Valpolicella merita ben più di una toccata e fuga; il paesaggio vinicolo è delizioso, l’accoglienza delle persone nei locali e nelle aziende è calorosa e sentita, i vini sono di gran classe e a tavola si sta gran bene.

Ho alloggiato a Sant’Ambrogio di Valpolicella presso la Corte Formigar in un’antica casa rurale del ‘700 restaurata splendidamente in collina; un gioiello per esposizione, comfort ed attenzione al cliente, ottima per un soggiorno in zona.

Quanto alle cantine, c’è l’imbarazzo della scelta.

Durante questa breve escursione ho visitato l’Azienda agricola Secondo Marco a Fumane; i vini assaggiati (Valpolicella Classico DOC 2018, Valpolicella Ripasso Classico Superiore DOC 2017, Amarone della Valpolicella Classico DOCG 2013 e Recioto della Valpolicella Classico DOCG 2016) sono il frutto di grandi investimenti di tempo, passione, ricerca e paziente caparbietà.

I risultati si vedono.

Eleganza, finezza, pulizia sono ben evidenti all’assaggio, in cantina, nella sala di degustazione.

Grande dedizione anche da parte delle persone che lavorano in azienda, a partire dalla giovane Michela che ci ha accompagnato nella degustazione e nella visita tra vasche in cemento e botti.

Mi piace molto il modo di fare vino secondo Marco, così fuori dal coro ma dritto al cuore.

La giornata è terminata nel migliore dei modi all’ Osteria Numero Uno a Fumane; un’osteria che stupisce per i piatti proposti, la scelta dei vini locali e per la calorosa accoglienza dell’oste Michele (e del suo pappagallino all’ingresso).

La colonna sonora scelta e cantata ad alta voce da Michele ha rallegrato gli avventori e ha contribuito, insieme all’insalata di gallina in saor e ai tortellini alle ciliegie, a farmi dimenticare per un po’ le magagne climatiche che stiamo vivendo.

Nel tornare a casa, passato l’Adige ho visitato l’Azienda agricola Le fraghe a Cavaion Veronese, cuore della zona di produzione del Bardolino, dove Matilde mi ha colpito per la concretezza e passione con le quali conduce la cantina da anni.

Tra i suoi vini, ho assaggiato il Camporengo (garganega), il Ròdon Chiaretto di Bardolino DOC (corvina e rondinella), il Bardolino DOC, il Brol Grande Bardolino Classico DOC ed infine il Traccia di Bianco (garganega), tutti connotati da grande mineralità e freschezza.

Matilde produce vini di grande qualità e non smette mai di studiare per ottenere il migliore risultato; la scelta di utilizzare la capsula a vite non è stata casuale.

Mi ha raccontato con dovizia di particolari tecnici la lunga storia che l’ha portata a decidere di usare i diversi tipi di tappo per le varie bottiglie prodotte

Starei delle ore a bere i vini di Matilde, ascoltando il racconto della sua esperienza in campo vinicolo ed in compagnia della simpaticissima Uva, che nasce come cane da caccia ma, vista l’indole, preferisce rincorrere le lucertole.

In attesa della mia prossima visita nel veronese, faccio la danza della pioggia e del fresco.