
Carlo di Pradis
Sono capitata in azienda senza grande preavviso ma David ha aperto lo stesso il portone della sala degustazione, particolarmente fresca ed accogliente, per farmi testare le sue bottiglie di Collio DOC.
La degustazione in realtà è stata l’occasione, oltre che per provare i suoi vini, anche per ascoltare la storia della sua azienda, ereditata dal papà Carlo, ora condotta da lui e il fratello Boris, tra “innovazione e tradizione”.
Geniale la scelta dell’etichetta: tradizione uguale scarpone, innovazione uguale traccia del pneumatico di un trattore.
E l’etichetta scura della tradizione è pure ruvida al tatto, perché il terreno in vigna lo si deve camminare e tastare con mano.
Mi hanno colpito particolarmente, della stessa annata 2018:
il friulano: intenso, schietto, persistente;
il sauvignon: decisamente un vino da bere, non solo da annusare: concordo con David. Oltre alle note vegetali e fruttate, c’è un bel corpo ed una bella persistenza;
il pinot grigio: per il mio naso inesperto forse il più difficile da cogliere, ma delicato ed elegante;
lo Scusse del 2015: David pensava fossi arrivata da Bergamo per il suo vino macerato.
In realtà, se sono capitata da Carlo di Pradis è per merito di Diego (my wild wine whisperer), che mi ha parlato dei grandi bianchi che David e Boris fanno e lo Scusse non fa eccezione: intenso, avvolgente, persistente.
Scussate se è poco!
Non contenta, ho assaggiato ed apprezzato anche il merlot, piacevole vino giovane e semplice, affatto banale.
David ha completato il racconto passeggiando in vigna, invitandoci ad assaggiare alcuni chicchi dei diversi cloni “ma senza esagerare perché l’acido malico non fa bene allo stomaco”.
David, torno a trovarti, magari la prossima volta in occasione di una festa, così provo l’ebrezza del “non stop party friulano” tra le tue vigne!
Web: Carlo di Pradis
Dove: Cormons, loc. Pradis